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Il Concetto di Coscienza nella Tradizione Buddhista

Il Concetto di Coscienza nella Tradizione Buddhista

Il Vedanta, le scuole nate dallo studio delle Upanishad, la chiamò Brahman, pura luce, principio primo, unica realtà in mezzo all'oceano di ciò che diviene. Le scuole shivaite, la chiamano Shiva o Para-samvit, suprema consapevolezza, che si espande in tutto ciò che è.

 

Il primo Buddhismo invece, aveva teorizzato l'esistenza di due piani, fra i quali non esiste nessuna comunicazione. Due mondi assolutamente diversi, da una parte il mondo samsarico (il ciclo delle rinascite), nel quale opera il karma e continuamente si muore e si rinasce; da un'altra parte, il piano nirvanico, realizzato quando il karma e la sua forza siano stati arrestati. 

Ma successivamente, anche il Buddhismo modificò la sua dottrina. Il piano nirvanico, venne infatti definito come un assoluto e anche come la inesauribile potenzialità dell'infinito possibile. Ora si afferma che samsara e nirvana sono equivalenti, perché ugualmente privi di essenza, l'unica realtà. Ora si definisce questo ente in termini positivi, come coscienza pura, senza oggetto né soggetto. 

 

A questa coscienza cosmica i Buddhisti dettero diversi nomi: matrice di tutti i Buddha (Tathagatagarbha), identità assoluta (Tathata), piano della potenzialità infinita di tutto ciò che è (Dharmadhatu), essenza non connotata (Dharmata) e alcune scuole, quelle dei Vijnanavadin, la chiamarono coscienza-deposito (Alayavijnana), cioè la intesero come realtà psicologica, psiche collettiva, nella quale le singole esperienze vengono depositate, per poi riapparire nel flusso individuale.

 

Sono quindi due le posizioni scelte dal pensiero indiano, da una parte una concezione metafisica, la quale postula una realtà immutabile ed eterna, cui si contrappone il flusso irreale del divenire; dall'altra parte, una costruzione psicologica del mondo, la quale riduce tutto a pensieri e a relazione di pensieri, che sebbene effimeri, sono possibili poiché esiste una forza universale e collettiva, che li suscita e li conserva. Una pura coscienza.