
Lo Yoga è classificato nella filosofia indiana come Darsana, cioè uno dei punti di vista accettati dalla tradizione. Questo significa che non è la dottrina dominante, ciò che caratterizza invece l'India di oggi, è il culto induista.
Ebbene, il processo di strutturazione è diffusione di questo culto, ha finito con l'inglobare anche lo Yoga. In pratica si passa dal modello dualista ateo del Samkhya, a quello monista politeista induista. Quindi non abbiamo più due entità, ma tre: il Purusha (lo spirito), la Prakriti (la natura) e Brahman (l'Assoluto, l'origine del tutto).
L'Induismo è una religione politeista, che se dal punto di vista squisitamente filosofico non è affatto coerente, dal punto di vista pratico è una "genialata", perché in pratica vi dice: "prega per chi vuoi, tanto stai pregando per me!" Questo significa che differenti divinità, possono rappresentare l'Assoluto, Brahman. Di fatti le divinità, sono una specie di "avatar" dello stesso Brahman, una delle molteplici sue manifestazioni. Questo cambiamento, aprirà la strada ad uno yoga influenzato dai culti popolari dell'India, il Bhakti Yoga, lo Yoga Devozionale.
Il testo indiano che decreta la nascita del Bhakti Yoga, è la Bhagavadgita (il Canto del Beato). Il Canto del Beato, è un poema di contenuto religioso di circa 700 versi, databile intorno al 100 a.C.. Questo poema, è contenuto nel Mahabharata (la Grande Storia di Bharata), uno dei più grandi poemi epici dell'India, quattro volte più grande della Bibbia. Il protagonista del Canto del Beato è Krishna, la rappresentazione incarnata di Brahman, che dopo una lunga analisi sui concetti di anima, religione e Dharma, illustra tre sentieri dello Yoga: il Karma Yoga (lo Yoga dell'azione senza attaccamento), il Jnana Yoga (lo Yoga della conoscenza) e il Bhakti Yoga (lo Yoga devozionale) l'unione con Dio attraverso l'amore e la devozione come mezzo di realizzazione supremo.