
La parola yoga che significa "unione", rimanda per molti a esercizi e posizioni insolite e a volte contorte. Tutto questo ha sicuramente un posto di rilievo nella pratica dello yoga, che è però molto di più. Nella letteratura antica, lo yoga viene infatti descritto e definito come una disciplina più mentale che fisica.
Per comprendere lo yoga, è necessario conoscere le prerogative del pensiero filosofico indiano. Per la maggior parte degli occidentali il tempo è lineare, inizia con la creazione dell'universo, intesa come Big Bang o atto di Dio creatore e procede verso un punto finale.
In India invece, prevale una concezione ciclica del tempo e la creazione è un processo che si ripete ogni miliardi di anni e riguarda solo l'aspetto materiale della vita. Noi invece, siamo anime eterne che continuamente rinascono. Questo ciclo di continue rinascite, si chiama samsara. Il samsara, è determinato dalle azioni che compiamo il karma.
Gli indiani di fatto, non hanno concepito la vita come una lotta tra il bene e il male, ma tra l'avidya, "l'ignoranza", e la realtà, cioè tra quello che pensiamo di essere e ciò che siamo realmente, ciò che gli indiani chiamano genericamente come maya, "illusione".
Sotto questo aspetto lo yoga è ben lontano dall'essere un insieme di semplici esercizi fisici, costituisce piuttosto una pratica che abbraccia sia la realtà interiore che quella esteriore. Le pratiche yogiche ci aiutano a recuperare un'eredità spirituale che rischia di essere dimenticata.