
La parola "sanscrito" deriva dalla radice "sam", che significa "insieme" e dal termine "krtam", che corrisponde a "creato", unendo le due parole si ottiene il significato di "completo", "perfetto".
Il sanscrito è una lingua appartenente alla famiglia delle lingue indoeuropee. In particolare fa parte del sottogruppo indo-iranico, che si riferisce a lingue con caratteristiche molto simili, parlate nelle zone dell'Iran e dell'India.
La forma più antica del sanscrito è il vedico, la lingua degli inni dei Veda (2000 - 1100 a.C.). Questa lingua raggiunse la forma definitiva del sanscrito classico grazie alla lavoro del grammatico Patanjali. Vissuto probabilmente intorno al I secolo a.C..
Patanjali completò i lavori fondamentali di chi l'aveva preceduto, Katyayana (II secolo a.C.) e Panini (IV secolo a.C.). Quest'ultimo in particolare produsse un'opera che viene considerata un capolavoro nel suo genere. Il suo lavoro, diviso in otto libri, Asthadhyayi, è il precursore dei linguaggi formali e della moderna grammatica generativa.
Il sanscrito è una lingua dotta, appannaggio delle caste che detenevano il potere, in contrapposizione con il pracrito, parlato dalle caste più umili. Sono i vari dialetti pracriti che hanno dato origine alle lingue parlate attualmente in India. Il sanscrito scritto come quello parlato, ha avuto un suo processo di maturazione, che si è concluso con l'utilizzo dei caratteri devanagari.
Il devanagari, che significa "scrittura della città degli dei", deriva dal brahmi, una scrittura sillabica del III secolo a.C., e dal kharoshi, caratterizzata da forti influenze occidentali, in particolare greche (IV secolo a.C. circa). Il devanagari si compone di 51 fonemi che si scrivono da sinistra a destra.
La scrittura del sanscrito appare splendidamente ordinata secondo precisi criteri fonologici. Inizia con le vocali, seguono i dittonghi, quindi le consonanti. Ogni gruppo è a sua volta ordinato secondo la successione del punto di articolazione. Questo modello influenzerà le scritture tibetane, quelle dell'Asia centro-orientale e di molti paesi del sud-est asiatico, come la Thailandia, il Laos, la Cambogia e il Myanmar (Birmania).
In sanscrito sono stati scritti testi sacri come: i Veda, i Brahmana e gli Aranyaka, le Upanishad, i Purana (testi indù che celebrano l'origine del mondo), e la letteratura epica: il Mahabharata e il Ramayana.
L'Europa ebbe i primi significativi contatti col sanscrito nel XVI secolo, quando viaggiatori come il mercante fiorentino Sassetti, scoprì le sorprendenti somiglianze tra Scrittura devanagari il sanscrito, il latino e il greco. Fu però solo in seguito alla colonizzazione britannica del XVIII secolo che il sanscrito fu conosciuto più dettagliatamente dagli europei.
Il sanscrito, pur essendo utilizzato per quindici secoli in un'area geografica immensa, tutto il subcontinente indiano e parte delle terre che si affacciano sull'oceano indiano è rimasto sempre se stesso. Questo proprio grazie alla sua grammatica perfetta, capace di stare al passo con la trasformazione del pensiero e della cultura, rimanendo essa stessa fuori da ogni cambiamento. Ancora oggi in India, il sanscrito è considerato una lingua dotta, e continua a produrre una letteratura non indifferente.