
Krishna è nella tradizione religiosa induista, il nome di un avatara del dio Vishnu e tale è considerato dalla corrente religiosa indicata come Vishnuismo, che considera Vishnu, Dio, l'Essere supremo. Nella corrente religiosa induista che va sotto il nome di Krishnaismo egli è tuttavia considerato Dio, l'Essere supremo stesso e non semplicemente una sua manifestazione o un suo avatara.
Krishna, conserva in questo ambito una sua assoluta particolarità. Essendo il Bhagavat, non è condizionato dai guna ed è libero dal karman. Krishna, è quindi svatantrya, libero da qualsivoglia condizionamento o illusione, e in questa sua assoluta libertà egli può concedere la grazia (anugraha), la "liberazione", agli esseri incatenati dalle proprie scelte nel mondo materiale sofferente.
Krishna salva quindi i suoi bhakta (devoti), ma non solo, salva anche chi suo devoto non è. La mitologia hindù inerente alla figura del dio Krishna, di volta in volta inteso o come avatara del dio Vishnu o come manifestazione del Bhagavat stesso, origina da una composita letteratura che nel suo sviluppo abbraccia oltre un millennio.
Partendo dal poema Mahabharata, con particolare riguardo agli insegnamenti religiosi contenuti in quella parte di esso che va sotto il nome di Bhagavadgita, fino alla sua appendice, lo Harivamsha, in particolar modo nella sua parte detta Vishnu-parvan, continuando poi, nei vari Purana, con particolare attenzione al Vishnu Purana e al Bhagavata Purana. Nella Bhagavadgita, abbiamo la rivelazione di Krishna come Essere supremo. Sul campo di battaglia di Kurukshetra, con gli eserciti schierati pronti al combattimento, l'eroe dei Pandava, Arjuna, preso dallo sconforto di dover uccidere maestri, amici e i cugini schierati nel campo avversario, decide di abbandonare il combattimento. Allora il suo auriga e amico Krisna, gli impone di rispettare i suoi doveri di kshatra (guerriero), quindi di combattere e uccidere, senza farsi coinvolgere da quelle stesse azioni (karma).
Per convincere Arjuna della bontà dei propri suggerimenti Krishna espone una vera e propria rivelazione religiosa finendo per manifestarsi come l'Essere supremo.
<< Padroneggiando la mia natura cosmica, io emetto sempre di nuovo tutto questo insieme di esseri, loro malgrado e grazie al potere della mia natura. E gli atti non mi legano, Dhanamjaya; come qualcuno, seduto, si disinteressa di un affare, così io rimango senza attaccamento per i miei atti >>.
(Bhagavadgita, IX 8-10)
<< Chi vede in me tutte le cose e tutte le cose in me, per costui io non sono perduto, per me egli non è perduto. Lo yogin che mi onora come presente in tutti gli esseri e si rifugia in questa unità, questi è sempre in me, in qualsiasi stato si trovi >>.
(Bhagavadgita, VI 30-1)