· 

BHAGAVADGITA

Testi dello Yoga
Bhagavadgita

La Bhagavadgita (Canto del Beato), è un poema di contenuto religioso di circa 700 versi (sloka) diviso in 18 canti (adhyaya), contenuto nel VI parva (libro), del grande poema epico Mahabharata (La grande storia di Bharata), uno dei più grandi poemi epici dell'India, attribuito al rishi Vyasa. La Bhagavadgita, pur facendo parte di questa immensa opera (corrisponde a quattro volte la Bibbia), assume un valore del tutto autonomo per il notevole valore teologico, anche se la datazione resta incerta (100 a.C.).

 

L'episodio narrato nel poema si colloca nel momento in cui il virtuoso guerriero Arjuna (uno dei fratelli Pandava e prototipo dell'eroe), è in procinto di dare inizio alla battaglia di Kurukshetra, durante la quale si troverà a dover combattere e uccidere i membri della sua stessa famiglia, parenti, mentori e amici, facenti parte della fazione dei malvagi Kaurava, usurpatori del trono di Hastinapura. Di fronte a questa prospettiva drammatica, Arjuna si lascia prendere dallo sconforto e rifiuta di combattere.

 

Attraverso i 18 capitoli della Bhagavad Gita, Krishna (incarnazione di Dio ed identificabile con l'Atman, ovvero il proprio Sé più profondo), indica ad Arjuna le tecniche Yoga per liberarsi definitivamente dal ciclo delle nascite e delle morti, ed ottenere la liberazione (moksa). Dopo una lunga analisi sui concetti di anima, religione, dharma, ad Arjuna viene inoltre spiegata l'importanza dell'azione senza attaccamento al risultato, il karma yoga, lo yoga della conoscenza, il jnana yoga e viene descritto il bhakti yoga, l'unione con Dio attraverso l'amore e la devozione come mezzo per raggiungere la perfezione e la moksa.

 

La principale variazione rispetto alla dottrina del Samkhya e dello Yoga Sutra è l'impostazione teista. Il Samkhya e lo Yoga Sutra, hanno come meta finale il kaivalya (isolamento o solitudine), la separazione del sé individuale (purusha) dalla natura (prakrti) e da ogni altro sé individuale. Nella dottrina di Krishna non abbiamo due tipi di entità, lo spirito (purusha) e la natura (prakrti), ma tre: lo spirito, la natura e Dio. Dio controlla i primi due, che godono, però, di esistenza propria, dato che vengono descritti come <<privi di inizio>>. Di conseguenza l'oggetto ultimo della meditazione dello yogin, non è più il sé (purusha), ma Dio. Aprendo la strada a quello che sarà poi l'induismo.

 

La Bhagavad Gita è considerata l'essenza di tutta la spiritualità vedica, poiché racchiude il senso delle Upanishad vediche, le quali a loro volta costituiscono un condensato dei quattro Veda. In essa vengono racchiusi i due poli della ricerca soggettiva umana, il monismo e il dualismo.